Come vento cucito alla terra – Dalla scrivania del Presidente
Stava da un po’ di tempo sulla mia scrivania il libro di Ilaria Tuti intitolato “Come vento cucito alla terra” e non mi decidevo mai a cominciare a leggerlo perché mi spaventava un po’ l’idea di aggiungere alle tante storie tristi che leggiamo già sui giornali anche quelle dei poveri soldati della Prima Guerra Mondiale morti in trincea o sotto le bombe nemiche.
Fino a che, poche settimane fa, come spesso capita, l’ho aperto e mi sono addentrato nel primo capitolo, scoprendo con sorpresa che la protagonista è una delle prime donne diventate chirurgo nella Londra degli inizi del Novecento, vincendo l’opposizione e la resistenza degli ambienti medici largamente dominati dalla presenza maschile.
Spero che possiate anche a voi provare il piacere generato dalla lettura di questo libro e quindi non vi racconterò la trama per intero, limitandomi a dire che certe pagine sono incredibilmente commoventi e che comunque il finale vi farà sentire bene.
Il libro contiene due temi che mi stanno molto a cuore. Il primo è la storia di quello che fu chiamato women’s hospital, cioè ospedale delle donne, perché fu organizzato e gestito esclusivamente da medici e chirurghi di sesso femminile che pur di poter imparare la professione avevano accettato di lavorare per mesi in un ospedale da campo sul fronte francese affrontando non solo difficilissime operazioni ma anche la paura dei soldati nel sapere di essere curati e operati da donne. L’ospedale delle donne fu poi aperto a Londra e raccolse per anni i feriti da ogni parte del fronte di guerra, diventando un centro medico di eccellenza e sviluppando persino laboratori di ricerca sulla produzione di protesi innovative (in legno!) per compensare le tante perdite di arti (braccia e gambe) causate dalle ferite di guerra o dalle amputazioni chirurgiche per fermare le infezioni.
Il secondo tema del libro è che racconta e descrive benissimo la “pazza” impresa di un gruppo di volontarie che assistevano i soldati prima e dopo gli interventi chirurgici e che si misero in testa di insegnare loro l’arte del ricamo come attività rilassante e calmante (come la nostra lanaterapia). Il racconto è formidabile e contiene anche pagine divertenti come quelle che descrivono i soldati nascosti nei bagni di notte per non farsi vedere dai commilitoni mentre provano a ricamare!
Complimenti all’autrice e molti ringraziamenti per averci dato momenti di lettura così piacevoli!
Organizzata con il supporto di fondi europei e con il sostegno di Slow Food, la scuola comprende otto corsi di una settimana l’uno e intende contribuire alla creazione di una nuova generazione di pastori per gli oltre 6 milioni di pecore che pascolano in Italia. Pensate a quanta lana per le attività di Gomitolorosa!
Alberto Costa
Presidente Gomitolorosa Ente Filantropico