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Correlati neurologici del lavoro a maglia

Gomitolorosa sostiene il lavoro a maglia quale strumento terapeutico per il recupero individuale del benessere psico-fisico, donando ad Ospedali, Associazioni e Gruppi amatoriali di lavoro a maglia i propri gomitoli SOLIDALI e TERAPEUTICI.

 

Tante sono le testimonianze di apprezzamento del lavoro a maglia e dei numerosi effetti benefici che ne derivano. Al racconto aneddotico, Gomitolorosa ha affiancato una ricerca scientifica, per esplorare gli effetti del lavoro a maglia sulla mente con un studio EEG (elettroencefalogramma) a cui sono state sottoposte 40 persone, prima e dopo aver lavorato a maglia.

 

 

Attraverso uno strumento di diagnostica molto innovativo, MEG – acronimo di MagnetoEncefalo-Grafia (che scherma persino i segnali magnetici esterni, incluso il campo magnetico terrestre), i Neurologi e Neurofisiologi dell’Istituto Besta hanno registrato l’attività magnetica e elettrica della corteccia cerebrale di quaranta volontarie e volontari esperti di knitting di età compresa tra i 27 ed i 63 anni, prima e dopo una sessione di lavoro a maglia di venti minuti con l’obiettivo di determinare scientificamente e misurare gli eventuali benefici per la salute mentale, l’attenzione sostenuta e il benessere derivanti da questa attività. L’esperimento è anche stato ripetuto su un gruppo di “controllo”, cioè su soggetti che non praticano abitualmente il lavoro a maglia.

Di questo lavoro di ricerca è stata incaricata la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. A realizzare il progetto è stato il team di cinque professionisti: il dottor Davide Rossi Sebastiano, responsabile dell’UO Neurofisiopatologia e capo progetto; il dottor Pietro Tiraboschi, responsabile della Struttura Semplice Clinica delle Demenze; la dottoressa Cristina Muscio, psicologa clinica e le ingegnere Elisa Visani e Dunja Duran.

SINOSSI

Sebbene ci sia limitata evidenza in favore di un’associazione tra lavoro a maglia e benessere personale, Turney (2009) ha sottolineato la potenzialità di questa attività nel promuoverlo attraverso un’attività ripetitiva che crea un possibile “spazio per la contemplazione” e induce uno “stato di calma”. Similmente, Katz-Frieberg (2010) ha enfatizzato le potenzialità meditative e terapeutiche del lavoro a maglia. Si dice che Albert Einstein si impegnasse in questa attività tra un progetto e l’altro per “calmare la sua mente e chiarirsi le idee”. Riley et al. (2013) hanno segnalato numerosi benefici per la salute mentale derivanti dal lavoro a maglia. Dal loro studio si evince che questa attività viene percepita come mezzo di liberazione dallo stress quotidiano e come strategia efficace nel fronteggiare ansia, dolore e depressione. Sentimenti di felicità e miglioramento del tono dell’umore erano correlati con la frequenza del tempo dedicato al lavoro a maglia. In particolare, migliorerebbero chiarezza di giudizio, concentrazione, capacità di risolvere i problemi e memoria. Tradizioni dove, durante la meditazione, il praticante rimane concentrato per lunghi periodi di tempo favorirebbero ristrutturazione cognitiva, riduzione del rimuginio e modificazioni cerebrali (neuroplasticità) a lungo termine. Le basi neurali della meditazione sono state studiate fin dagli anni ’70, anche tramite l’utilizzo di marcatori elettroencefalografici (EEG) (Lomas et al., 2015) e di risonanza magnetica funzionale.

Lo studio è stato pre-pubblicato sulla rivista medRxiv, un servizio di pre-stampa online che ospita articoli scientifici nel campo della medicina e delle scienze affini gestito da Cold Spring Harbor Laboratory; British Medical Journal e Università di Yale. LINK: doi:https://doi.org/10.1101/2022.12.17.22283453

L’attività EEG può essere utilizzata per studiare i processi sensoriali e cognitivi, e la connettività funzionale in EEG rappresenta uno dei candidati più promettenti per verificare l’allenamento e il targeting dei meccanismi top-down alla base delle funzioni esecutive.

Le principali evidenze

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«L’aspetto innovativo della ricerca è il fatto che si dimostra come il lavoro a maglia influisca positivamente sull’attenzione delle persone che praticano questa attività, migliorando l’allerta e l’orientamento, che influiscono sullo “stato di attivazione” del soggetto in preparazione allo stimolo e alla capacità di direzionare l’attenzione verso gli “stimoli” rilevanti», spiega il dottor Davide Rossi Sebastiano responsabile dell’UO Neurofisiopatologia e capo progetto. «Nelle persone che lavorano a maglia con una certa assiduità, anche una breve sessione di lavoro a maglia aumenta l’attenzione, anche nel periodo successivo al termine del lavoro a maglia – aggiunge -.Ulteriore aspetto innovativo è che questa attenzione si raggiunge subito, appena iniziato il lavoro, e che viene mantenuta anche dopo aver finito di lavorare a maglia per ulteriori 15-20 minuti».

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