LA PARTE UMANA DELLA MEDICINA – Dalla scrivania del Presidente
Con Jose ho lavorato diversi anni e insieme abbiamo operato decine e decine di donne che erano state colpite da un tumore al seno: bellissima sensazione tornare ora a collaborare nel campo della lanaterapia, magari anche in Abruzzo dove ora vive Jose.
Ma c’è un altro “filo che unisce” noi due oltre a quello del lavoro in ospedale ed è quello del ricordo della comune amica Simonetta Monti, figura straordinaria degli anni passati allo IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano.
Simonetta disponeva della rara virtù della resilienza, cioè della capacità di resistere agli ostacoli e alle difficoltà della vita con una incrollabile fede nel futuro e con capacità di resistenza non comuni.
Aveva cominciato come infermiera e, lavorando, riuscì a laurearsi in medicina. Poi si specializzò in chirurgia e scoprì la passione per la senologia, dando vita ad una figura inedita di infermiere/chirurgo o di chirurga/infermiera che si rivelò straordinaria, trasportandola negli Emirati Arabi e conquistando anche i cuori di una cultura completamente differente dalla nostra.
In tutto questo fu colpita da una terribile malattia autoimmune (di quelle in cui il sistema immunitario attacca l’organismo invece di difenderlo) che non le ha impedito di continuare a svolgere la sua attività con umanità e passione.
Perché parlo di Simonetta Monti al passato? Perché un cancro poi ce la portò via in poco tempo e senza poter far nulla. Lei mantenne fino all’ultimo quel suo incomparabile sorriso (qui la foto che ancora oggi è esposta nella Hall dell’ultimo ospedale dove ha lavorato a Dubai) e noi abbiamo assistito impotenti al progressivo declino del suo corpo. Tuttavia, non l’abbiamo mai dimenticata, e quest’anno vorremmo ricordarla in occasione del nostro Gala in Rosa che si terrà il prossimo 2 ottobre: un pensiero, una memoria, una rivisitazione della sua forza d’animo e della sua generosità.
Si parla poco ormai della parte “umana” della medicina. Ci stiamo abituando a vedere le malattie come uno dei tanti problemi da risolvere nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, andando a cercare soluzioni su Internet, indicazioni su nomi di specialisti da consultare, esami da eseguire (spesso a caro prezzo) e da portare in visione a qualche oracolo che ci dirà quale futuro ci aspetta.
Ma la medicina è nata come arte (il mitico Ippocrate sapeva fare le diagnosi ascoltando i racconti dei pazienti e visitandone i corpi con minuziosa attenzione) e anche come espressione di solidarietà umana. I primi ospedali si chiamavano “della misericordia” e alcuni hanno ancora conservato questo nome così evocativo, come quello di Perugia, di Grosseto (città natale della nostra Simo), di San Secondo Parmense.
Ma la maggioranza si chiama ormai “azienda”, azienda ospedaliera, e da aziende si comportano, curando prima di tutto i loro bilanci e poi magari anche i pazienti. La parola paziente viene da “patire”. Il paziente è colui che patisce, che soffre, e per questo ha bisogno di una medicina o di un’operazione, ma anche di essere ascoltato, di essere consolato e di venire “com-patito” cioè di sentire che l’infermiere o il medico che si occupano di lui/lei condividono almeno un po’ del suo patimento, esprimono solidarietà e comprensione.
Questo è il messaggio che portano i nostri gomitoli: pochi giorni fa abbiamo dato il benvenuto a tre ospedali della provincia di Varese e abbiamo visto di nuovo aumentare il numero dei reparti in cui si pratica la lanaterapia grazie alle nostre volontarie e ai gomitoli di pura lana italiana che tutti voi ci aiutate a recuperare e a salvare dall’abbandono e dalla distruzione.
Per questo recentemente abbiamo introdotto un nuovo slogan: lanaterapia, il calore dell’empatia, per ricordare che la medicina non è solo competenza tecnica, strumentazioni, esami, sale operatorie, farmaci. La medicina prevede ed esige che ci sia anche la capacità di saper star vicino a chi soffre, comprendendone lo scoramento, a volte la disperazione, il dolore e la solitudine.
Chi non ha queste doti è bene che scelga una professione diversa. Non è obbligatorio fare il medico o l’infermiere. Ma è obbligatorio farlo in modo umano. Benvenuta Jose e grazie Simonetta!
Alberto Costa
Presidente Gomitolorosa Ente Filantropico