La salute nel telefonino – Dalla scrivania del Presidente
Ho ricevuto qualche giorno fa una relazione molto interessante preparata da un gruppo di medici ucraini che, costretti dalle bombe russe a inventarsi modi nuovi di esercitare la loro professione, hanno realizzato una APP da scaricare sul cellulare dedicata alla salute femminile.
Pensata inizialmente come semplice promemoria per monitorare il ciclo mestruale, poi per ricordare eventuali pastiglie da prendere, l’applicazione ha cominciato a trasformarsi progressivamente in una specie di “compagna di viaggio” alla ricerca di una buona salute (nonostante le notti passate nella metropolitana di Kyiv a causa della guerra).

Vergognandomi un po’ per la mia ignoranza in materia, ho pian piano realizzato che si sta sviluppando ormai una vera e propria “medicina digitale” che inizialmente credevo limitata alla possibilità di prendere appuntamento col proprio medico tramite app, proprio come si fa per chiamare un taxi.
Sappiamo che è già possibile tener controllata la propria pressione con modelli speciali di orologi, che si può monitorare il livello di glicemia nei soggetti diabetici, anche nei bimbi, e quindi intervenire regolando la quantità di insulina da somministrare.
Vi è poi una branca separata di questa disciplina, chiamata telemedicina, che utilizza gli strumenti digitali per superare le distanze. Se ho bisogno di un parere da parte di un collega molto specializzato in un dato argomento o tipo di patologia, posso raccogliere per esempio le immagini della TAC di un paziente e mandargliele con un email come se fosse nella stanza accanto (e invece magari è in America). La stessa cosa si può perfino fare con i cosiddetti “vetrini” di una biopsia o di tessuti asportati con un intervento chirurgico: si chiamano così i supporti in vetro che servono per mettere le cellule da osservare sotto il microscopio. Un tempo era impresa molto complicata chiedere un secondo parere a un collega più esperto residente in un’altra città: immaginate il rischio di spedire per posta o corriere i rettangolini di vetro su cui erano stati distesi i tessuti prelevati da studiare. Oggi è possibile “scannerizzare” questi vetrini e mandare le immagini per email, proprio come si farebbe con un documento, poi chiamare il collega (o sempre più spesso LA collega) e discutere il caso al telefono.
Perché ci riguardano questi cambiamenti peraltro davvero rivoluzionari? Perché rappresentano occasioni sempre nuove di migliorare le nostre conoscenze in tema di salute. Perché sta finendo il tempo in cui il paziente è un soggetto passivo che fa da “campo di battaglia” nello scontro fra medico e malattia. Nel nuovo scenario è la malattia che diventa campo di battaglia perché contro di essa agiscono insieme medico e paziente.
Quando abbiamo cominciato l’avventura di Gomitolorosa, nel 2012, abbiamo da subito scelto di distribuire, assieme ai nostri bei gomitoli, anche informazioni generali sulla salute, come il Codice Europeo contro il Cancro. Diffondere conoscenze in tema di salute (conoscenze scientifiche, naturalmente, non fake news!) aiuta tutti a stare meglio, a prevenire invece che curare, a cicatrizzare ferite invece che lasciarle aperte.
A noi sta molto a cuore la salute femminile, ovviamente, ma non perché non ci importa di come stanno gli uomini, anzi. Ci importa che stiano bene le donne perché sono poi loro che seguono gli uomini e i bambini nei loro problemi di salute. Succede anche l’inverso, certo, ma molto raramente.
Non ci auguriamo affatto che la “salute nel telefonino” diventi una nuova ennesima ossessione, ma pensiamo che grazie alle nuove tecnologie si possa fare molto per star bene e far star bene.
Alberto Costa
Presidente Gomitolorosa Ente Filantropico