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Andiamo con figli e nipoti a visitare i musei della lana. Dalla scrivania del Presidente.

Una delle poche attività consentite durante questo benedetto lockdown è la visita programmata e prenotata ai musei o almeno ad alcuni di essi. Ho quindi scoperto, parlandone con amici, che appena le giornate cominceranno a farsi un po’ più lunghe e tornerà la voglia di uscire, è proprio una visita a un museo che potrebbe diventare l’obbiettivo di giornate lontano dai tablet.

In una delle mie precedenti lettere avevo già parlato del Museo della Lana di Lubenice, sull’isola di Cherso in Croazia. A picco sul mare in splendida posizione, vale la pena di una pausa dalla spiaggia per le tante cose che vi si possono imparare a proposito della lana come enorme risorsa naturale che da millenni ci scalda la vita e ci aiuta in tante cose.

In Italia è in Toscana il più importante e strutturato edificio di questo genere. Il “Museo dell’arte della lana” è situato nel complesso del Lanificio di Stia, in Casentino, restaurato dopo decenni di abbandono. E’ un fantastico esempio di archeologia industriale e oggi l’edificio ha ripreso vita non più come luogo di produzione ma come centro di diffusione della cultura della lana.

Filare la lana

Siamo abituati a pensare ai musei come luoghi che conservano memoria del passato, ma oggi essi stanno diventando sempre più dei luoghi di apprendimento e ci parlano anche del presente e del futuro. La visita al museo di Stia è anche definita come “esperienza sensoriale” perché permette di “sentire” la lana con quasi tutti i sensi (meno il gusto, ovviamente!). La visita si articola in diverse sezioni: Un’arte antica quanto l’uomo, La natura e le fibre, Le fasi della lavorazione artigianale della lana, Il Lanificio di Stia e Le fasi della lavorazione industriale della lana: è un vero e proprio cammino nella storia dell’arte della lana dai primordi della civiltà umana fino alla rivoluzione industriale e all’età d’oro del Lanificio di Stia.

Non a caso, dietro a questa stupenda iniziativa, sta la decisione filantropica e generosa della signora Simonetta Lombard, ultima erede della famiglia proprietaria, che ha voluto, con la creazione del museo, ricordare in modo duraturo il padre Luigi, per tanti anni alla guida del lanificio. Il museo ha un sito internet eccellente all’indirizzo www.museodellalana.it

L’altra regione che dedica crescente attenzione ad un possibile ritorno della lana è il Piemonte, dove consiglio caldamente di andare a visitare l’ecomuseo di Crumiere a Villar Pellice, perché è uno dei pochissimi luoghi in Italia (e forse in Europa) dove si può finalmente capire bene e imparare tutto sul feltro, uno dei migliori usi possibili della lana. Visitate il sito www.ecomuseocrumiere.eu e troverete tutto.

Ma in questo breve “giro culturale” in preparazione della tanto attesa fine del lockdown, non poteva mancare la “nostra” area laniera del Biellese, dove si può visitare l’antica Fabbrica della Ruota, che corrisponde all’ex lanificio Fratelli Zignone, risalente addirittura al 1878. Anche in questo caso una visita al sito www.fabbricadellaruota.it vi fornirà tutte le informazioni necessarie. Infine, a pochi chilometri dalla città di Biella, a Miagliano, opera con grande entusiasmo l’associazione Amici della Lana, che ha allestito una mostra-museo molto interessante nell’ex lanificio Poma, anch’esso di fine Ottocento, e che organizza attività per bambini e visite guidate. Visitate www.amicidellalana.it e vedrete quante iniziative!

 

Potrei continuare a ricordare molte altre iniziative, in Valle d’Aosta, in Sardegna e in Abruzzo e certamente lo faremo in occasione della Giornata della lana del 9 aprile. Per il momento mi premeva attirare la vostra attenzione sull’importanza del rilancio della cultura della lana, soprattutto per i nostri figli e nipoti, che dovranno re-imparare ad usarla e apprezzarla se vorranno continuare a farsi nutrire dalle tante mansuete pecorelle che pascolano nei prati d’Europa.

Alberto Costa

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