Recupero lana – da rifiuto a risorsa
Recuperiamo la lana, realizziamo gomitoli e promuoviamo il lavoro a maglia.
Kg. di lana sucida italiana recuperati dal 01/01/2012 al 31/12/2017
Ciò che un tempo per gli allevatori era considerata una ricchezza, la lana, è diventata oggi un costo. Infatti ad ogni primavera inoltrata le pecore devono essere tosate, ma il vello rasato non è più appetibile sul mercato e se non viene venduto è considerato dalla legge italiana un “rifiuto speciale”: il pastore non può abbandonarlo nei campi, pena l’inquinamento del suolo, né bruciarlo, pena l’inquinamento dell’aria. Il problema pare quindi non avere soluzione.
La lana delle pecore biellesi, come quella abruzzese, sarda e di altre regioni italiane, veniva un tempo filata quasi in ogni famiglia. Quella in esubero veniva usata per rendere più morbidi i materassi o per produrre oggetti in feltro, come calde pantofole.
L’abitudine alla lavorazione della lana è poi andata svanendo nel tempo, a fronte del diffondersi di una sempre maggior morbidezza e dell’incapacità di affrontare la relativa ruvidezza delle lane autoctone.
L’allevamento delle pecore, invece, ha subito addirittura un’accelerazione per l’accresciuta domanda di carne ovina, soprattutto da parte della crescente immigrazione di religione musulmana.
A queste difficoltà degli allevatori oggi gli specialisti dei relativi settori cercano di rivalutare la lana e produrre del materiale pregiato per lavorarlo ad arte.
Da oltre vent’anni esiste l’Agenzia Lane d’Italia costituita per promuovere l’utilizzo delle lane autoctone, che andrebbero vendute sottocosto per eccesso di disponibilità o distrutte poiché non ritenute idonee al mercato. Grazie all’opera dell’Agenzia si è riusciti a “reinventare” come utilizzare al meglio questo materiale.